Topic outline

  • PREMESSA

    1. Struttura curricolare

     

    La struttura curricolare che presentiamo non possiede le caratteristiche proprie dei curricula per l’insegnamento della lingua, ovvero l’indicazione di obiettivi e risultati minimi di apprendimento. Essa schematizza invece gli argomenti che il team di ricerca ha definito successivamente all’aver preso in esame le variabili descritte nell’analisi dei fabbisogni e che vanno a costituire il corpus delle linee guida.

    La particolarità del compito rispetto alla definizione di un normale programma di intervento didattico in questo caso sta nella singolarità sia dei gruppi apprendenti sia della metodologia non formale con la quale abbiamo inteso operare. Il laboratorio teatrale infatti, per sua natura, non è del tutto rappresentabile in un programma modulare e risente di una numerosa serie di variabili alcune delle quali del tutto imprevedibili. Variabili importanti possono essere il numero delle ore a disposizione, la dilatazione temporale, il numero di partecipanti, le loro caratteristiche in termini di genere, cultura e scolarità, gli spazi a disposizione e così via.

    Fondamentale nella buona riuscita di un laboratorio teatrale è comunque la preparazione del conduttore e la sua capacità di adattare ogni momento ed ogni esercizio alle situazioni che di volta in volta si creano a partire da condizioni date le quali possono essere molto differenti da laboratorio a laboratorio. Questa premessa è necessaria per comprendere perché il team di ricerca ha preferito non lavorare sulla definizione di una modularità rigida quanto invece su macro aree di intervento che lasciano ampio spazio al vero protagonista, il conduttore, che avrà il compito di pianificare il lavoro di volta in volta. Le macro aree di intervento sono in qualche modo definibili come moduli e verranno descritte in termini di obiettivi e di argomenti precisando al loro interno una serie di esercizi che verranno soltanto elencati e via via delineati sia nelle linee guida vere e proprie e a seguire, con la massima precisione, nei materiali didattici.

     

    Macro-aree di intervento

    L’intervento complessivo del laboratorio è pensato, in prima istanza, per fornire un ausilio alla didattica della lingua sul piano relazionale e, più marcatamente, per costituire un utile strumento di potenziamento dell’apprendimento.

    La scansione delle macro aree di intervento è strutturata per consentire al partecipante di entrare nella logica del lavoro con lo strumento teatrale in maniera progressiva e fruttuosa. Quelle sotto descritte sono tappe che caratterizzano a grandi linee il laboratorio nella sua interezza a prescindere dalla durata (che sia di pochi giorni o di interi mesi la loro scansione sarà comunque rispettata) e che debbono essere riproposte anche ad ogni sessione di lavoro.

    Il lavoro del TdR ha portato alla restituzione sintetica delle seguenti macro-aree e dei seguenti argomenti di un curriculum laboratoriale pensato per essere uno strumento relazionale di ausilio all’apprendimento della lingua. La descrizione delle sue specificità si intreccia intimamente con la descrizione delle linee guida e degli esercizi a cui si rimanda per una complessiva comprensione del percorso didattico proposto.

    Per ogni esercizio è possibile scaricare due file pdf: uno riporta la scheda descrittiva utile per il docente, l’altro una scheda per gli allievi con la funzione di promemoria del lavoro svolto, che può essere utilizzata dagli insegnanti al termine della lezione per riassumere quanto fatto in precedenza ed eventualmente valutare l’apprendimento dei discenti.

     

    Introduzione

    Esercizi di apertura e riscaldamento:

    -          Rilassamento a terra

    -          Rilassamento in piedi

    -          Clap hand

    -          I nomi

    -          I nomi e le qualità

    -          Gesto al centro

    -          Counting game

    -          La zattera

    -          La zattera di colpo

    -          Fili invisibili

    -          Caratteristiche dello spazio (come se)

    -          Saluti

    -          Lo specchio.

     

    Esplorazione

    Esercizi di esplorazione

    -          A partire da un oggetto

               •  Oggetto fantastico

               •  Trasformazioni

    -          A partire dal corpo

               •  Una parola un corpo

               •  Quadri viventi

               •  Bassorilievi

               •  Composizioni a tema nello spazio

               •   L’immagine mentale

               •  Le macchine ritmiche

    -          A partire dalla parola

               •  Argomentazioni sovrapposte

               •  Flusso di parole

               •  Parole potenti.

     

    Costruzione

    Esercizi di costruzione drammaturgica

    -          Preparazione alla scrittura

               •   Racconto attraverso un oggetto

               •  Racconta la tua storia

               •  Elencazione delle situazioni

               •  Elencazione dei personaggi

               •  Interrogatorio al personaggio

    -          Scrittura

               •  Scrittura delle singole scene

               •  Scrittura dei dialoghi.

     

    Restituzione

    Considerazioni sulla messinscena.

     

     

    2. Linee guida

     

    La linea guida è la naturale evoluzione dell’elenco di raccomandazioni ed argomenti sviluppati nel lavoro di sistematizzazione seguito agli incontri di progetto e soprattutto ai workshop durante i quali i principi e le ipotesi immaginate in fase di progettazione sono stati messi alla prova e revisionati più volte fino a trovare un’architettura soddisfacente e coerente. Queste raccomandazioni sono destinate soprattutto a formatori, esperti di teatro e di alfabetizzazione linguistica e contengono una elencazione di strumenti e tecniche raggruppate per sequenze logiche. Il lavoro descritto si basa sui principi del laboratorio teatrale.

    Il laboratorio teatrale è pratica ormai diffusa nei contesti più diversi sin da quando fu introdotta per la prima volta negli anni sessanta del secolo scorso dal regista teatrale polacco Jerzy Grotowsky che intendeva puntualizzare con questa denominazione la caratteristica di spazio elaborativo circoscritto e finalizzato alla ricerca. Oggi il concetto di laboratorio teatrale si è esteso ben al di là della sola ricerca espressiva ed attoriale aprendosi a contesti diversi che comprendono la dimensione del gruppo sociale, terapeutico e con fini di apprendimento. In quest’ultimo ambito si tratta di pensare questa attività come un intervento strutturato che procede secondo una pianificazione logica sulla base dei bisogni di apprendimento del gruppo di lavoro variabili di volta in volta in base ad una serie di fattori che possono essere i più disparati; ad esempio: la dimensione del gruppo, la composizione in termini di genere, le caratteristiche sociali, culturali e religiose, l’età degli apprendenti e così via.

    La struttura di un laboratorio teatrale nel tempo ha subito quasi un processo di “standardizzazione” assumendo caratteristiche di provata funzionalità. Come fa notare Bernardi (Il teatro sociale, Ed. Carocci, Roma, 2004, p.81.), si segue in genere uno schema di conduzione «molto simile alle fasi dei riti di passaggio».

    Tale sequenza ritualizzata consente all’operatore di tenere sotto controllo l’andamento delle fasi di lavoro e contemporaneamente accompagna l’apprendente in un percorso molto focalizzato ed efficace.

    Gli esercizi sono accorpati tenendo conto di questo tipo di impianto concettuale ed operativo. Tuttavia ognuno di essi potrà essere reinterpretato creativamente e utilizzato in contesti differenti da quelli proposti.

    È necessario inoltre tenere conto del fatto che ogni esercizio andrà di volta in volta misurato con le caratteristiche personali dei singoli partecipanti e del gruppo discente nel suo insieme. I gruppi di migranti infatti, come scritto sopra, si caratterizzano in genere per essere particolarmente eterogenei. Sarà soprattutto necessario tenere conto delle caratteristiche culturali dei partecipanti adattando il lavoro di volta in volta e forzando soltanto quando appare chiaro che una difficoltà può essere superata senza mancare di rispetto alla cultura di appartenenza del soggetto.

    Queste raccomandazioni non stabiliscono per altro una durata per l’esecuzione del lavoro e tantomeno un protocollo specifico di azione ma si limitano ad individuare ed elencare una serie di esercizi che potranno essere declinati di volta in volta a seconda delle tempistiche e delle caratteristiche dei gruppi di lavoro a discrezione dell’operatore che è il vero protagonista dell’azione educativa. Ognuno degli esercizi elencati sarà descritto compiutamente nelle schede che compongono i materiali didattici. In generale crediamo che un laboratorio di durata medio lunga (per esempio intorno alle 60/80 ore) possa essere considerato come massimamente efficace. Tuttavia buoni risultati potranno essere ottenuti anche con laboratori più limitati nel tempo se accuratamente finalizzati ad un preciso scopo. Verrà descritto infine un esempio di sequenza di azione nel quale alcuni degli esercizi elencati verranno utilizzati per raggiungere un determinato risultato e segnare un percorso di costruzione narrativa di primo livello.

     



  • ESERCIZI DI APERTURA E RISCALDAMENTO

    Si tratta del momento di avvio del laboratorio. Il gruppo si trova ad affrontare un lavoro finalizzato all’apprendimento con modalità del tutto estranee a quelle tradizionali in aula. Gli esercizi hanno la funzione di rompere il ghiaccio, introdurre i partecipanti in questa dimensione di apprendimento diversa e aiutarli a relazionarsi tra loro in maniera positiva preparandoli ad apprendere il più possibile. In questo momento è anche possibile sondare le difficoltà dei singoli e del gruppo in termini di apertura/chiusura rispetto alla tipologia di lavoro laboratoriale (che, ad esempio, comprende l’uso della corporeità come elemento fondamentale) correggendo eventualmente il tiro rispetto a determinate situazioni. Gli esercizi di riscaldamento dovranno essere ripetuti (alternandoli di volta in volta) ad ogni avvio di sessione laboratoriale in modo da riattivare le dinamiche di gruppo e aumentarne l’energia consentendo una focalizzazione precisa sulle cose da fare. Molti di questi esercizi vanno eseguiti in cerchio, modalità che consente a tutti di aprirsi, guardare gli altri e l’operatore negli occhi, essere coinvolti direttamente e personalmente essendo dentro il lavoro e mai a margine di esso. Creare un gruppo funzionante e coeso è prerequisito essenziale per la buona riuscita di ogni intervento laboratoriale, specialmente di ambito didattico.


  • ESERCIZI DI ESPLORAZIONE

    Una delle difficoltà più evidenti ed immediate che un laboratorio come questo può porre consiste nel fatto che i partecipanti, oltre a non possedere la lingua ospite, spesso non possiedono neppure una lingua connettiva (l’inglese per esempio). Questa situazione varia ovviamente a seconda del livello di scolarità degli apprendenti e a volte è necessario che uno di essi faccia da tramite linguistico per gli altri. Gli esercizi che proponiamo hanno la funzione di esplorare le potenzialità e colmare alcune lacune linguistiche di base. Si tratta forse della sezione più importante poiché attraverso questi esercizi gli allievi prendono contatto con le parole della lingua ospite e le fanno proprie. In questa fase, per avere massima efficacia, l’azione dell’operatore teatrale dovrà essere affiancata da quella di un insegnante di lingua che provveda a puntualizzare e correggere le strutture, contestualizzare le parole e inserire quanto accade nell’ambito della lingua ospite. Questi esercizi debbono essere sviluppati e adattati a seconda del contesto e spesso sono di lunga durata. Valutando il tipo di gruppo, la sua composizione, la capacità e ricettività, l’operatore potrà scegliere di procedere attraverso tre direttrici di intervento che possono essere eventualmente mescolate insieme e che partono da un oggetto, dal corpo o da una parola.

    A - A partire da un oggetto.

    Si tratta di esercizi volti a incrementare contemporaneamente la creatività e il vocabolario di parole usabili.

    B - A partire dal corpo.

    Si tratta di un approccio che potrebbe essere percepito come innaturale al primo impatto da parte dei partecipanti. Si parte da un tema estremamente semplice e sviluppato a partire dal corpo ovvero usando la capacità “introspettiva” dell’azione fisica. Gli esercizi di drammaturgia che partono dal corpo hanno come riferimento le dinamiche inconsce piuttosto che il pensiero logico. È da quelle dinamiche che sarà necessario partire per strutturare una storia. Questo approccio potrebbe essere favorevole in gruppi che abbiano la possibilità di addentrarsi nell’esplorazione di temi particolarmente intimi.

    C - A partire dalla parola.

    È un approccio apparentemente più naturale e facile in gruppi con un buon grado di coesione interna oppure in gruppi che si mostrano resistenti ad un lavoro astratto. Si parte dalla propria lingua madre e non direttamente dal racconto di storie per arrivare via via a raccontare le storie personali, o le storie della comunità, le storie tradizionali. Si tratta di ricercare le “storie universali” quelle che fanno parte di un inconscio collettivo comune al genere umano, le stesse che sono fissate negli antichi canovacci della commedia dell’arte. Il racconto di storie libere può essere preparato con degli esercizi che aiutano la fiducia verbale.


  • ESERCIZI DI COSTRUZIONE DRAMMATURGICA

    L’esperienza drammaturgica è uno dei momenti creativi rilevanti in questa linea guida. Nel contesto dell’uso del teatro nell’alfabetizzazione degli adulti migranti costruire una drammaturgia è certamente una fase di fondamentale importanza sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, sia per il numero di strutture linguistiche utilizzabili dagli operatori che per la loro complessità. La pratica teatrale, pur rimanendo un fattore adiuvante rispetto all’opera di alfabetizzazione linguistica, nonché un elemento capace di potenziare la dimensione relazionale, a questo livello si pone anche come strumento ideale per una pratica della lingua che consenta di esplorarne le complessità comunicative realizzando una immersione particolarmente profonda nelle sue strutture.

    L’azione dell’operatore di teatro in questa fase deve essere costantemente affiancata dall’insegnante della lingua ospite al fine di lavorare in completa sinergia per il raggiungimento di un ottimo risultato finale.

    Crediamo che l’approccio di lavoro preferibile per l’operatore che voglia sviluppare una drammaturgia in questo contesto sia quello del teatro di comunità. In questa modalità ci si occupa del “dire drammatico” di una comunità (Rossi Ghiglione Alessandra, Pagliarino Alberto, Fare teatro sociale, Ed. Dino Audino, Roma, 2011, p. 113).  Gli esercizi di creazione drammaturgica consentono all’operatore di lavorare su proposte, temi, storie, esperienze per costruire racconti, situazioni da elaborare in forma teatrale. Come nota Alessandra Rossi Ghiglione, direttrice e creatrice del Social and Community Theatre Centre dell'Università degli Studi di Torino, si tratta di una “drammaturgia d’esperienza” (Rossi Ghiglione Alessandra, Pagliarino Alberto,Ibidem.) legata strettamente ai contenuti del vissuto, individuale e collettivo. L’operatore ha il compito di ascoltare le sue sensazioni e cogliere la teatralità intrinseca alle storie ed agli esercizi proposti.

    A - Preparazione alla scrittura.

    B - Scrittura.


  • CONSIDERAZIONI SULLA MESSINSCENA

    La messinscena costituisce il momento finale del percorso teatrale e di apprendimento. Potrà essere allestita, a seconda delle situazioni, considerando la partecipazione limitata alle persone circostanti il gruppo dei frequentanti (parenti, amici, ecc.) oppure, nel caso di un laboratorio più lungo e articolato, facendole assumere la valenza di un vero e proprio spettacolo a cui invitare la popolazione. Il teatro per sua natura pretende una restituzione pubblica di quanto elaborato durante le sessioni di lavoro. Nonostante il lavoro descritto in questa linea guida abbia un taglio propriamente didattico, pure non si sottrae a questo imperativo. Crediamo che effettuare la messinscena possa avere più di una valenza per il gruppo di partecipanti al laboratorio. Innanzitutto si tratta della fine dichiarata del lavoro. Dal momento in cui una narrazione va in scena si cristallizza e diventa un oggetto con una forma compiuta. Poi è certamente il modo per mettere alla prova quanto appreso in forma divertente e partecipata. Un discorso particolare va fatto per la scelta dello spazio della rappresentazione.

    La restituzione finale ad un pubblico potrà avvenire, a seconda delle possibilità, in uno spazio teatrale convenzionale oppure in un altro spazio non convenzionale e adibito allo spettacolo per questa specifica necessità. «Posso scegliere uno spazio vuoto qualsiasi e decidere che è un palcoscenico spoglio» (Brook Peter - Lo spazio vuoto, Edizione Bulzoni, Roma 1998, p. 21) ma la scelta certamente non sarà irrilevante. Sotto un certo punto di vista la scelta di uno spazio teatrale convenzionale consente l’uso della strumentazione tecnica (luci, audio, ecc..) e facilita le cose. D’altro canto a volte l’uso di uno spazio “non convenzionale” consente un coinvolgimento maggiore del pubblico che può risentire di meno della suddivisione naturale tra palco e platea del teatro. Lo spazio prescelto, ad ogni modo, sarà qualcosa di molto condizionante per la riuscita dello spettacolo. È preferibile, nel caso dell’uso di uno spazio non direttamente teatrale cercare un ambiente neutro e privo della presenza di strutture che rimandano ad un uso specifico (come potrebbe darsi, ad esempio, in una palestra dove siano visibili strutture che la caratterizzano come tale). Interpretando lo spazio prescelto ad un livello di maggiore complessità sarà necessario fare in modo che l’allestimento stesso dialoghi con esso e con le caratteristiche che questo presenta.

    Ovviamente non si tratta di puntare alla realizzazione di una messinscena con caratteristiche professionali. La qualità del lavoro viene misurata con un altro metro, molto diverso, in questo caso, rispetto a quanto accade in genere con l’allestimento di una pièce teatrale. Ovvero il lavoro sarà tanto più qualitativo quanto più il partecipante avrà tratto beneficio dal percorso effettuato in termini di apprendimento della lingua. Tuttavia c’è anche un altro aspetto che non possiamo non prendere in esame e che in fondo è connaturato con quello narrativo con il quale abbiamo impostato il lavoro.

    Se il lavoro sarà stato fruttuoso, la narrazione verrà condotta nel giusto modo e sarà presentata ad un pubblico, questo sarà certamente un modo per realizzare un incontro. L’incontro tra un gruppo di migranti che raccontano una storia e il gruppo di persone del Paese ospitante. Ecco che allora il momento della messinscena assume un altro significato che va oltre quello che ci siamo prefissati di ottenere soltanto considerando l’aspetto funzionale della didattica della lingua. Attraverso la messinscena due umanità si incontreranno e si potranno, forse, comprendere. L’una racconterà all’altra di sé, della propria storia e delle proprie vicende. Lo farà nella lingua che ha imparato e con tutti i limiti che questo rappresenta ma sarà un formidabile strumento di conoscenza reciproca. E potrà essere un seme per allontanare la paura, perché si ha paura solo di ciò che non si conosce.

     


    • ESEMPIO DESCRITTIVO DI UN LABORATORIO DI BREVE DURATA (3 GIORNI)

      Precondizione.

      Il gruppo di lavoro è costituito in totale da dieci partecipanti. Alcuni di loro comprendono poco la lingua target (quella del paese ospitante) ed alcuni altri non la comprendono affatto. Alcuni sono in grado di interloquire attraverso una lingua connettiva (inglese ad esempio). La durata del lavoro è di tre giorni intensivi, sei ore al giorno. Vista la breve durata del laboratorio il risultato che ci siamo prefissati di ottenere è quello di incrementare il vocabolario usabile dai partecipanti e con quello di iniziare un percorso di costruzione di brevi storie da restituire in pubblico.

       

      Primo incontro - Inizio del lavoro

      La sessione ha inizio con un esercizio di rilassamento piuttosto lungo (esercizio di rilassamento guidato a terra) seguito da alcuni esercizi di riscaldamento e micro improvvisazione.

       

      Primo esercizio.

      Vista la composizione del gruppo di apprendenti, l’operatore sceglie di eseguire l’esercizio “Argomentazioni sovrapposte”. A coppie l’esercizio viene ripetuto per tre volte con l’indicazione, ogni volta, di cambiare compagno di coppia e di cambiare argomentazione. Alla fine del primo esercizio ogni partecipante ha a disposizione tre argomentazioni sviluppate all’improvviso.

       

      Secondo esercizio.

      Tutti partecipanti si mettono in fila e uno per uno si recano sul palcoscenico esponendo una per volta le loro argomentazioni (la prima, poi si rimettono in fila fino ad arrivare al proprio turno di nuovo per eseguire la seconda e così via). Cercano di far durare l’argomentazione il più possibile eseguendola a flusso di pensiero. Fin qui viene utilizzata la lingua madre.

       

      Compito - L’operatore propone ai partecipanti di distillare dalle improvvisazioni verbali proposte tre parole per ogni argomentazione. Ogni partecipante dovrà quindi isolare in totale nove parole. La scelta delle parole da isolare può essere fatta in vari modi. Per esempio per via affettiva (parole che ci piacciono particolarmente o che hanno un particolare significato per la persona che le sceglie) oppure per via utilitaristica (parole che possono servire a qualche cosa). Ad ogni modo una volta fatta la scelta il gruppo avrà distillato 90 parole.

       

      Terzo esercizio.

      Rappresentare fisicamente le parole. L’operatore chiede ai partecipanti di rappresentare fisicamente le parole scelte. La rappresentazione può essere più o meno descrittiva o essere decisamente astratta. Di solito questo punto necessita di svariati tentativi che debbono essere accuratamente supervisionati dall’operatore.

       

      Restituzione in cerchio.

      Ognuno restituisce agli altri in cerchio la rappresentazione delle parole scelte. Le parole vengono indovinate e tradotte nella lingua target (quella ospitante) scrivendole su una lavagna a fogli mobili. Ogni volta che una parola viene individuata tutti i partecipanti in cerchio la pronunciano imitando la forma gestuale inventata per descriverla. Alla fine della sessione di lavoro tutti i partecipanti hanno appreso un buon numero di parole nella lingua target. A quelle parole hanno associato delle azioni fisiche.

       

      Secondo incontro - inizio del lavoro.

      La sessione ha inizio con un esercizio di rilassamento differente da quello eseguito il primo giorno ma ugualmente piuttosto lungo seguito da alcuni esercizi di riscaldamento e micro improvvisazione.

       

      Primo esercizio.

      Recupero del set di parole apprese. In cerchio ogni partecipante esegue parola e gesto e tutti li ripetono fino a quando non viene esaurito il ripasso del set di parole apprese il giorno precedente. Ora tutte le parole e tutti i gesti sono stati riportati alla memoria.

       

      Secondo esercizio.

      L’esercizio deve essere svolto dai partecipanti singolarmente. L’operatore chiede a ognuno dei partecipanti di scegliere all’interno del set di parole del paese ospitante apprese il giorno precedente tre sole parole. L’esercizio consiste nel creare un breve racconto di poche righe incentrato sulle tre parole scelte. Il racconto deve essere pensato in lingua madre ma le parole prescelte debbono comparire nella lingua ospitante. Le parole scelte sono come milestone, intorno a loro si costruisce l’argomentazione. L’esercizio va avanti fino a che tutti quanti non abbiano elaborato un breve testo di senso compiuto. Alla fine dell’esercizio vi è una restituzione pubblica. Il testo viene eseguito da tutti in lingua madre ma con le parole prescelte pronunciate nella lingua ospitante.

       

      Terzo esercizio.

      L’operatore chiede di lavorare sul testo appena eseguito trasformandolo in forma gestuale. Le uniche parole che dovranno rimanere pronunciate a voce saranno le parole nella lingua ospitante.

       

      Restituzione finale.

      Alla fine della sessione di lavoro i partecipanti eseguono una sequenza non verbale dalla quale emergono le parole nella lingua ospitante.

       

      Terzo incontro - inizio del lavoro.

      La sessione ha inizio, al solito, con un esercizio di rilassamento piuttosto lungo (potrebbe essere ripetuto l’esercizio di rilassamento guidato a terra del primo incontro) seguito da alcuni esercizi di riscaldamento e micro improvvisazione.

       

      Primo esercizio.

      Sulla base dell’esercizio detto della Zattera. I partecipanti camminano nello spazio in maniera omogenea e ad ogni incontro tra loro vengono eseguite le azioni fisiche ideate il giorno precedente. In questa maniera vengono riportate alla memoria fisica le strutture sulle quali si è precedentemente lavorato.

       

      Secondo esercizio.

      Si riprendono i mini racconti elaborati il giorno precedente e fissati come sequenze di azioni e parole (nella lingua ospitante). Il lavoro diventa ricorsivo. L’operatore chiede di estrarre da ognuno dei mini racconti altre tre parole che vengono restituite in cerchio e, come accaduto nel primo incontro, indovinate e tradotte nella lingua ospitante. Queste parole hanno già un corrispondente in azione fisica e vengono riassimilate in gruppo e scritte sulla lavagna a fogli mobili. Il vocabolario del gruppo si amplia. Ora tutto il gruppo conosce un gran numero di parole nella lingua ospitante ed è in grado di correlarle tra loro.

       

      Terzo esercizio.

      Il breve racconto elaborato nello scorso incontro viene arricchito con il nuovo set di parole. Alla fine tre azioni, corrispondenti ad altrettante parole vengono sostituite con le parole apprese della lingua ospitante. La complessità aumenta. Comincia a diventare necessaria l’introduzione di regole grammaticali come ad esempio la coniugazione, il genere maschile o femminile, singolare o plurale, l’introduzione di elementari forme morfologiche. In questo momento la presenza dell’insegnante di lingua che interagisce con l’operatore di teatro diventa fondamentale.

       

      Restituzione finale.

      Alla fine dell’ultima sessione di lavoro tutti i partecipanti possono eseguire un breve racconto di poche righe nella lingua ospitante avendo assimilato però oltre al vocabolario del proprio racconto anche gran parte del vocabolario di tutti gli altri racconti.

       

      A distanza di un mese dal laboratorio tutti i partecipanti ricordano con precisione le parole apprese e i testi rappresentati.